Scadenza: 2 giugno 2025
La redazione della rivista di filosofia «Il Pensiero» seleziona contributi originali in forma di saggi e recensioni per il fascicolo dedicato al tema:
Merleau-Ponty politico
Il termine ultimo per la presentazione dei contributi è il 2 giugno 2025; la risposta sarà comunicata dalla redazione entro il 5 settembre 2025. I contributi possono essere redatti in una lingua a scelta tra italiano, inglese, francese, spagnolo, tedesco; non dovranno superare i 45.000 caratteri, inclusi gli spazi e le note, e dovranno essere accompagnati da un abstract in italiano e in inglese, di massimo 1200 caratteri ciascuno, e 5 parole-chiave (in italiano e in inglese).
L’uscita del fascicolo è prevista per novembre 2025
Curatrice del volume: Enrica Lisciani-Petrini – Università degli Studi di Salerno.
Claude Lefort, nella Avvertenza scritta per il primo libro postumo di Merleau-Ponty, da lui curato – La Prose du monde –, ricorda che questi, al di fuori dell’insegnamento più centrato sulle questioni filosofiche, lavorava incessantemente «in tutt’altra direzione» rileggendo Marx, Lenin, Trockij, e accumulando un materiale impressionante sui problemi della politica. Evidentemente i due ambiti – quello più strettamente filosofico e quello più specificamente politico – erano, nel suo pensiero, in un continuo riverbero reciproco. La cosa non stupisce. Avendo vissuto, la prima volta da bambino e la seconda da adulto maturo, i due più devastanti conflitti mondiali della storia e avendo creduto, in una lunga fase che arriva fino alla fine degli anni Quaranta, al ruolo storico del comunismo, non poteva non interrogarsi en philosophe sul destino del nuovo assetto mondiale uscito da quelle catastrofiche esperienze. Perché tutto questo chiamava in causa proprio la filosofia: ossia l’assetto che era stato dato all’Europa a partire precisamente da una visione delle cose ancora “moderna”, impostata sulla convinzione del primato ideale della ragione. Di qui la sua iniziale adesione al socialismo cattolico e, in un secondo momento, al marxismo. Ma per prenderne le distanze – passando inizialmente a un “marxismo d’attesa” –, allorché cominciano ad arrivare dalla Russia le disastrose notizie relative al regime staliniano, e quindi staccarsene del tutto, nel momento in cui Merleau-Ponty si rende conto che anche la convinzione di Marx, che vi sia “un senso immanente alla storia”, va “rimessa in causa”.
Non è certo un caso allora, se, proprio a questa altezza della sua riflessione, nei primi anni ’50, il filosofo cominci a interrogarsi sul problema dell’“istituzione”, come la chiave di volta per passare da una “politica della coscienza”, basata sulla nozione di “costituzione”, a una politica capace di rinnovare profondamente se stessa. Grazie, appunto, a una riflessione sulla nozione di “istituzione”. Perché questa, lungi dal far immaginare che vi possa mai essere un senso già dato e costituito dagli uomini, riparte da un terreno più originario, per il quale «sia la natura, sia l’uomo, sia la storia» sono visti «non come sostanze […] ma come movimenti», dentro i quali gli uomini stessi «sono presi». Il che significa: occorre di volta in volta capire che il senso nasce (può essere istituito) alla confluenza di una serie di dinamiche delle quali nessuno può insignorirsi, ma che vanno affrontate nel loro chiasmatico e insolubile intrecciarsi reciproco.
L’attualità di questo pensiero è sotto i nostri occhi. Ancora oggi non solo siamo di fronte a delle guerre, ma siamo in una situazione di profondo vuoto politico, a causa del quale le soluzioni belliche hanno addirittura preso il posto della politica. Quanto sia necessario tornare a un “pensiero della politica”, o a una riflessione capace di “pensare la politica”, è dunque l’urgenza di fronte alla quale ci troviamo e il compito a cui siamo chiamati. Merleau-Ponty può aiutarci. O almeno è questa la convinzione di chi cura il presente fascicolo. Benché – ed è singolare, anche per quel che si diceva all’inizio – questo “lato” della riflessione di Merleau-Ponty non sia stato finora adeguatamente esplorato (a differenza di altri). L’intento che ci si prefigge – attraverso ricerche che approfondiscano i problemi affrontati dal filosofo francese e le risposte che questi ha tentato di fornire – è dunque quello di far emergere le potenzialità teoretiche e politiche contenute nel suo pensiero e la loro attualità.