Autore:
Matteo Falomi
Titolo [Ita]:
Possiamo sapere che il Nuovo Mondo esiste? America, scetticismo e tragedia in Stanley Cavell
Title [Eng]:
Can we know if the New World exists? Cavell on America, skepticism and tragedy
Data pubblicazione: 2015
Fascicolo: LIV - anno: 2015 - pp. 39-62
Lingua: Italiano.
DOI: 10.1400/252574
Abstract [Ita]
L’articolo esamina la riflessione di Stanley Cavell sul concetto di America. In uno dei suoi primi lavori, Cavell paragona l’America a Re Lear, e propone di interpretare la tragedia di Lear alla luce del tipo di esperienza che produce lo scetticismo filosofico nella tradizione cartesiana. La mia ricostruzione prende spunto da questa idea, mostrando le relazioni che intercorrono tra i concetti qui invocati da Cavell: chiarisco perché lo scetticismo possa essere messo in rapporto con la tragedia, e mostro come questo tipo di tragedia scettica sia rilevante nel contesto delle riflessioni di Cavell sull’America. Sostengo che l’America debba essere interpretata, nella prospettiva di Cavell, attraverso la nozione di “Nuovo Mondo”. Questa interpretazione rende possibile una forma specifica di inquietudine scettica, che si traduce nel tentativo di sapere se l’America, ossia il Nuovo Mondo, esista veramente. Delineo anche in cosa consisterebbe, nella prospettiva di Cavell, un’appropriazione non scettica e non tragica del concetto di America. Questo richiederebbe di non interpretare il Nuovo Mondo come un luogo o un assetto sociale specifici, ma di pensarlo invece come un certo tipo di relazione tra soggetto e mondo (una relazione il cui contenuto è dato dall’idea di vedere il mondo come il luogo in cui un nuovo inizio può essere realizzato qui e ora). Suggerisco che le radici intellettuali di questa concezione possano essere riportate a Wittgenstein e al trascendentalismo emersoniano, e propongo infine un breve confronto tra la posizione di Cavell e una possibile lettura pragmatista dell’idea del Nuovo Mondo.
Abstract [Eng]
The paper investigates Stanley Cavell’s reflection upon the concept of “America”. In one of his early works, Cavell compares America to King Lear, and reads Lear’s tragedy as rooted in the same experience that gave rise to philosophical scepticism in the Cartesian tradition. My reconstruction takes its cue from this idea, stressing the interrelation of the series of concepts Cavell evokes. I show why scepticism may be linked to tragedy, and why this kind of sceptical tragedy is relevant for understanding Cavell’s conception of America. I maintain that America should be primarily interpreted, in Cavell’s perspective, through the concept of “New World”. This interpretation engenders a specific kind of sceptical anxiety, which translates into the attempt of knowing whether America, that is the New World, actually exists. I also outline what a non sceptical and non tragic appropriation of the concept of America, in Cavell’s perspective, would consist in. This would require interpreting the New World not as a specific place or social setting, but as a certain type of relationship between the subject and the world (the contents of which relationship is given by the idea of seeing the world as the place in which a new beginning is possible here and now). I suggest that the intellectual roots of this conception could be traced back to Wittgenstein and Emerson’s transcendentalism, and finally propose a brief comparison between Cavell’s position and a possible pragmatist reading of the idea of the New World.
Questo articolo può essere acquistato su Torrossa