Autore:
Massimo Donà
Titolo [Ita]:
Il ritmo di un'impossibile polarità
Title [Eng]:
The rhythm of an impossible polarity
Data pubblicazione: 2017
Fascicolo: LVI - anno: 2017/2 - pp. 9-30
Lingua: Italiano.
DOI: 10.1400/258170
Abstract [Ita]
La vita è ritmo, il ritmo è danza, la vita danza in quanto ripete, innova, muta direzione, insiste… ripetendo in modo sempre diverso; e tutto questo in una irrinunciabile relazione che fa della nostra danza (e del suo ritmo) lo specchio di una danza ben più complessa: quella universale e cosmica, da cui nulla potrà mai tirarsi fuori. Goethe sa bene tutto questo; sa bene che “la natura” è questo ritmo, questo flusso che è vita – in virtù del quale, solamente, il “medesimo” si trasforma in continuazione e incessantemente differisce. Facendosi intrascendibile metamorfosi di tutto, e del tutto; impedendo al tutto medesimo di determinarsi, di esserci. Facendosi parte mai mancante proprio nell’irrisolvibile mancanza che rende ogni parte priva del tutto e, in questa stessa privazione, sua perfetta manifestazione. D’altronde, è in ogni parte che il tutto si trasfigura metamorficamente, come metamorficamente si dispiega ogni brano musicale. Assecondando una ‘simbolica’ (quella della notazione musicale) che meglio di ogni altra riesce a palesare l’insignificanza di ogni significazione, e a farsi, non tanto e non semplicemente espressione dell’originaria ritmica dell’esistere, ma dimostrandosi addirittura capace di una poliritmia come quella che solo il jazz, forse, ha saputo rendere concretamente esperibile.
Abstract [Eng]
Life is rhythm, rhythm is dancing, life dances because it repeats, renews, changes direction, insists… repeating always in a different manner; and all this in an undeniable relationship that renders our dancing (and its rhythm) the mirror of a more complex dance: the universal and cosmic one, from which nothing can be brought out. Goethe knows all this very well; he knows that “nature” is this rhythm, this flux that is life – by virtue of which the “same” continuously transforms and endlessly changes. Becoming a non-transcendable metamorphosis of everything, and of the whole; preventing the whole to determine itself, to exist. Becoming a part, never missing, of that unsolvable shortage that renders every part lacking of the whole and, in this very deprivation, its perfect manifestation. Besides, it is in every part that the whole metaphorically transfigures, like every musical piece metaphorically unfolds itself. Complying with a symbolics (that of the music notation) that more than any other succeeds in showing the insignificance of every significance, and becoming not so much and so simply an expression of the original rhythmics of existing, but showing itself even capable of a polirhythmics like that which, perhaps, only jazz has concretely attempted.
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